Quelli che non amano Napoli
Caro direttore, purtroppo sono tantissimi i napoletani che odiano la propria città. E’ un sentimento che ha
radici storiche, in virtù del quale agli occhi di una certa borghesia napoletana la nostra non è una città
normale perché sopraffatta dai lazzari, che rendono Napoli invivibile e i suoi problemi irrisolvibili. Ho
sempre diffidato delle distinzioni manichee, perché sono il frutto dell’incapacità di interpretare la
complessità della realtà e per questo penso che Napoli non è né il paradiso né l’inferno,dove non si può
cambiare lo stato delle cose. A dirla tutta, il più delle volte ad assumere questo comportamento fatalista
sono proprio gli esponenti di quella borghesia che ha vissuto sulle spalle della città e che nulla ha fatto per
migliorarla. Napoli non è il paradiso ma è doveroso affermare che nonostante sia stata relegata, dall’Unità
ad oggi, ai margini dei processi economici ha mantenuto una vitalità intellettuale e un orgoglio culturale,
che le ha permesso di resistere e di non essere schiacciata dalla globalizzazione. Napoli è unica, è magica,
proprio per la sua capacità di prendersi gioco del potere e di conservare la propria identità. La recente
riscoperta turistica di Napoli passa anche attraverso il suo essere stata in ogni epoca sempre testardamente se stessa, di aver conservato il suo carattere esotico di città profondamente mediterranea, cerniera tra l’Africa e l’Europa. Non capisco per quale ragione quando si parla dei problemi di Napoli, debba scattare automatica una condanna senza appello e chi esalta le sue capacità e potenzialità viene annoverato tra gli ingenui, tutta pizza e mandolino. Se è vero che non si può dare torto a chi lamenta le continue inefficienze della città e denuncia l’assedio dovuto alle piccole-grandi illegalità,è anche vero che Napoli ha tutte le potenzialità per migliorarsi. C’è da chiedersi, se chi, come me, difende questa città è un irresponsabile, che non dà alcun valore all’efficienza e alla legalità, un inguaribile romantico, o se piuttosto è una persona che, consapevole dei problemi storici di questa città, crede ancora nella sua capacità di riscatto. Invece di fare inutili polemiche perché non si discute su quale deve essere il ruolo di una realtà che, fallita l’esperienza di città industriale, deve trovare, proprio nell’innovazione, nella ricerca un suo nuovo ruolo nel Paese? Cosa dobbiamo fare per esaltare la sua vocazione turistica di città d’arte? Quali politiche sono necessarie per coinvolgere i ceti popolari e soprattutto le nuove generazioni nel processo di cambiamento della città?
Quale sarà il ruolo che il governo e la regione, il mondo dell’impresa intendono svolgere per lo sviluppo di
Napoli? Perché è del tutto evidente che se non si apre un dialogo costruttivo per un’idea condivisa della
città, se non vengono destinate cospicue risorse per la rinascita di Napoli, tutte le idee, per quanto belle,
resteranno tali. Quali che siano le difficoltà da affrontare abbiamo il dovere di credere nel futuro della
nostra città e a chi, irresponsabilmente, pensa che siamo condannati ad una lenta agonia, consiglio di
vedere il bellissimo film “Naples 44” di Patierno per riscoprire le straordinarie risorse che ha avuto il popolo
napoletano per superare la drammatica situazione creatasi con l’occupazione militare della città. Avvocato
Alessandro Senatore
radici storiche, in virtù del quale agli occhi di una certa borghesia napoletana la nostra non è una città
normale perché sopraffatta dai lazzari, che rendono Napoli invivibile e i suoi problemi irrisolvibili. Ho
sempre diffidato delle distinzioni manichee, perché sono il frutto dell’incapacità di interpretare la
complessità della realtà e per questo penso che Napoli non è né il paradiso né l’inferno,dove non si può
cambiare lo stato delle cose. A dirla tutta, il più delle volte ad assumere questo comportamento fatalista
sono proprio gli esponenti di quella borghesia che ha vissuto sulle spalle della città e che nulla ha fatto per
migliorarla. Napoli non è il paradiso ma è doveroso affermare che nonostante sia stata relegata, dall’Unità
ad oggi, ai margini dei processi economici ha mantenuto una vitalità intellettuale e un orgoglio culturale,
che le ha permesso di resistere e di non essere schiacciata dalla globalizzazione. Napoli è unica, è magica,
proprio per la sua capacità di prendersi gioco del potere e di conservare la propria identità. La recente
riscoperta turistica di Napoli passa anche attraverso il suo essere stata in ogni epoca sempre testardamente se stessa, di aver conservato il suo carattere esotico di città profondamente mediterranea, cerniera tra l’Africa e l’Europa. Non capisco per quale ragione quando si parla dei problemi di Napoli, debba scattare automatica una condanna senza appello e chi esalta le sue capacità e potenzialità viene annoverato tra gli ingenui, tutta pizza e mandolino. Se è vero che non si può dare torto a chi lamenta le continue inefficienze della città e denuncia l’assedio dovuto alle piccole-grandi illegalità,è anche vero che Napoli ha tutte le potenzialità per migliorarsi. C’è da chiedersi, se chi, come me, difende questa città è un irresponsabile, che non dà alcun valore all’efficienza e alla legalità, un inguaribile romantico, o se piuttosto è una persona che, consapevole dei problemi storici di questa città, crede ancora nella sua capacità di riscatto. Invece di fare inutili polemiche perché non si discute su quale deve essere il ruolo di una realtà che, fallita l’esperienza di città industriale, deve trovare, proprio nell’innovazione, nella ricerca un suo nuovo ruolo nel Paese? Cosa dobbiamo fare per esaltare la sua vocazione turistica di città d’arte? Quali politiche sono necessarie per coinvolgere i ceti popolari e soprattutto le nuove generazioni nel processo di cambiamento della città?
Quale sarà il ruolo che il governo e la regione, il mondo dell’impresa intendono svolgere per lo sviluppo di
Napoli? Perché è del tutto evidente che se non si apre un dialogo costruttivo per un’idea condivisa della
città, se non vengono destinate cospicue risorse per la rinascita di Napoli, tutte le idee, per quanto belle,
resteranno tali. Quali che siano le difficoltà da affrontare abbiamo il dovere di credere nel futuro della
nostra città e a chi, irresponsabilmente, pensa che siamo condannati ad una lenta agonia, consiglio di
vedere il bellissimo film “Naples 44” di Patierno per riscoprire le straordinarie risorse che ha avuto il popolo
napoletano per superare la drammatica situazione creatasi con l’occupazione militare della città. Avvocato
Alessandro Senatore
Corriere del Mezzogiorno, 22/01/2017